Nota dell'autore

L’attenzione è la forma più pura e rara di generosità (Simone Weil)

Questo è un film che si ama o si odia, ma che non lascia indifferenti. Le questioni che pone sono fondamentali, letteralmente di vita o di morte. E per questa ragione il film può richiedere del tempo per trovare lo spazio interiore nello spettatore. La mia speranza, forse idealistica, è che una volta che questo spazio interiore è stato trovato, il film porterà un po’ più di compassione nel mondo.

Ho fatto questo film per ragioni politiche e personali. Da una parte cercavo di risolvere la sofferenza nella mia famiglia; dall’altra ero sempre più preoccupata per le condizioni politiche ed economiche di milioni di persone in tutto il mondo, condizioni per le quali il mio paese era, e sempre più lo è, responsabile. E tutto questo nel contesto della diffusione di massa di Internet, della pervasività della tecnologia digitale, della celebrazione del multi-tasking. In altre parole: una cultura caratterizzata da infinite forme di distrazione, da infiniti trucchi per evitare di interagire direttamente con il mondo intorno a noi.

Quando ho letto per la prima volta la frase di Simone Weil “L’attenzione è la forma più pura e rara di generosità”, ho capito che aveva un significato speciale. E quando ho scoperto che persona straordinaria stava dietro a quelle parole e che ben pochi la conoscevano, ho capito che dovevo fare questo film. Durante i sei anni che questo film ha richiesto Simone Weil per me è diventata una fonte di ispirazione e di forza; ma allo stesso tempo non poteva essere un modello di comportamento. Non riuscivo a farmi convincere dalla sua deriva auto-distruttiva, in termini personali e politici, specialmente per la mia esperienza familiare. Però Simone Weil è mi ha aiutato a fare i conti con la mia responsabilità nei confronti degli altri, e per questo le sono eternamente grata.

 

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